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Tra synth e visioni psichedeliche: un live per celebrare Subotnick, il padre dell’elettronica

Subotnick: Portrait Of An Electronic Music Pioneer (Italian Premiere) + Solar Pulsers (live A/V)
Sabato 24 / 02 • 20:30
| Cinema Massimo


Sabato 24 febbraio alle 20,30 all’interno della sezione Long Play Doc, curata da Paolo Campana, si celebrerà il pioniere della musica elettronica, Morton Subotnick, nel documentario in anteprima italiana Subotnick: portrait of an electronic music pioneer” di Robert Fantinatto. Ad impreziosire la proiezione uno speciale evento che vede protagonisti i Solar Pulsers, trio composto da Sara Berts, Paolo Dellapiana, Giorgio Li Calzi, che connessi dalla pulsazione gravitazionale del “sistema Buchla” in un flusso generativo di bagliori e oscillazioni, avranno come contrappunto il “liquid light show” psichedelico del visual artist Giampo Coppa. Al centro del documentario e della performance il sintetizzatore analogico Buchla, creato nel 1963 dal californiano Don Buchla, commissionato da Morton Subotnick e Ramon Sender per le loro performance dal vivo. È così che sono state gettate le basi di suoni e tecnologie fondamentali, entrate a pieno titolo nel mondo della musica contemporanea.

Abbiamo incontrato Giorgio Li Calzi, Paolo Dellapiana e Giampo Coppa che ci hanno raccontato qualcosa del loro background e del significato di questa speciale esibizione, omaggio al compositore americano.

Giorgio Li Calzi

La mia passione per gli strumenti elettronici è esplosa verso i 15 anni, quando, al posto del motorino, i miei genitori mi regalarono una batteria elettronica, la Roland 808, ma già avevo alcuni sintetizzatori “cheap” italiani, come il Siel e il Crumar. Da lì in poi, prima di dedicarmi alla tromba e al jazz, ho avuto modo di ampliare la conoscenza e la passione per l’elettronica che nelle mie produzioni non mi ha mai abbandonato e di cui sono un esempio la collaborazione con Wolfgang Flür dei Kraftwerk e quella con Frank Bretschneider. Qualche anno fa finalmente ho avuto l’occasione di acquistare il mio primo sintetizzatore Buchla. Lo stimolo mi era arrivato da una chiacchierata con Titta, DJ e producer torinese legato alla scena techno. In un incontro del tutto casuale mi ero intrattenuto a lungo con lui a parlare di sintetizzatori modulari e avevo scoperto che il Buchla, inventato nei primi anni ’60, era ancora in produzione.

Mi sono così ritrovato da Martin Pas, negozio di strumenti musicali elettronici, una sorta di mecca torinese per i cultori degli oscillatori, e proprio i ragazzi del negozio mi dissero che c’era una musicista in città che possedeva un altro esemplare di Buchla, Sara Berts. Dopo aver sentito i suoi lavori le chiesi di darmi lezioni, nonostante la sua gentilissima ritrosia e discrezione, e alla fine, essendo una bravissima artista, l’ho coinvolta a suonare al Torino Jazz Festival e al CHAMOISic, il festival che organizzo ogni estate da 15 anni in Valle d’Aosta.

Parlando in seguito con Paolo Dellapiana, anche lui convertito al verbo Buchla, è nato il progetto di fare un trio basato su uno strumento come questo con una espandibilità articolata e un’importante varietà timbrica. Prova dopo prova, preparando la suite che suoneremo per Seeyousound, abbiamo sperimentato a fondo quale sia la sua personalissima anima e unicità musicale, ma abbiamo anche compreso quanto sia uno strumento complesso. Morton Subotnick per il suo primo disco, Silver Apples of the Moon (Nonesuch, 1967), primo album di musica elettronica della storia commissionato da una casa discografica, si chiuse in studio per ben 13 mesi lavorando 12 ore al giorno. Non è certo il nostro caso, ma per far dialogare al meglio i tre sintetizzatori l’intervento di Paolo Dellapiana si è rivelato prezioso in quanto è un maestro delle connessioni.

L’anno scorso quando ho scoperto che a Berlino era stato presentato il documentario su Morton Subotnick ne ho parlato con Juanita Apraez Murillo e Riccardo Mazza di Seeyousound. Devo ringraziare il curatore del concorso LP DOC Paolo Campana che, oltre a chiederci di costruire l’evento ha avuto l’intuizione di coinvolgere Giampo Coppa nel progetto per quanto riguarda i visual. Questo ci ha permesso, mantenendo una coerenza con l’impianto visivo del film, di intraprendere un percorso differente rispetto alla tipologia di immagini che solitamente accompagna le performance con questo tipo di musica elettronica. A questo proposito nel film viene citato un certo Tony Martin che negli anni ’60 era il visual director del San Francisco Tape Music Center. Fu lui il primo ad utilizzare negli happening hippies la tecnica a cui si ispira con assoluta unicità Giampo Coppa.

Paolo Dellapiana

La prima volta che ho percepito la possibilità di modificare un suono avevo 12 anni e successe mettendo, quasi per caso, le mani sul padellone che girava sul fonografo dei miei genitori. La deformazione che risuonò fu una sorpresa ed un’emozione. Da allora l’incanto per ogni tipo di scatola sonora e manipolazione è diventato irresistibile. Come non rispondere alla “chiamata” di uno dei padri della sperimentazione possedendo tutti noi uno straordinario Buchla? E’ una sorta di ritorno “dell’analogico”, ma attenzione: non un ritorno “all’analogico” in contrapposizione al digitale, bensì un incrocio ricco di storia e contemporaneo al tempo stesso. L’incipit dei Solar Pulsersè proprio questo connubio dalle possibilità infinite. Anche le immagini liquide proiettate dalla lavagna luminosa di Giampo Coppa nutrono lo spirito analogico della performance esaltando l’atmosfera di ricerca pungente in onore di Morton Subotnick. Sarà una serata che guarderà avanti sulle spalle della memoria.

Giampo Coppa

Il mio progetto BRAINLIGHT Liquid Light Show nasce il 30 settembre del 1989 a El Paso in occasione del primo PSYCH-OUT PARTY, un appuntamento mensile a tema sixties-psichedelico trasformatosi poi in un festival musicale annuale con band, performance e dj’s. Sono partito con dei proiettori di diapositive. Nei telai delle foto, che smontavo, mettevo colori liquidi e olio, e una volta richiusi li infilavo nel caricatore: con il calore il tutto si miscelava mentre veniva proiettato creando delle strane forme colorate. Poi ho modificato il proiettore, ho smontato l’obiettivo e creato un supporto su cui caricare direttamente dei filtri colorati con dentro sempre dell’olio: l’effetto era totale! A questo si è aggiunto anche un proiettore con pellicola Super-8 dove avevo montato un bobinone con diversi spezzoni di film che andavano in loop: le luci liquide si fondevano con le immagini.

Con questa combinazione ho preso parte a rave e serate techno e nel 2000 ho partecipato al videoclip “La canzone che scrivo per te” dei Marlene Kuntz con Skin degli Skunk Anansie e la regia di Beniamino Catena. Tutto questo è nato grazie alla mia passione per i Sixties, un periodo fantastico in cui si sperimentava di continuo. Dal 2014 al 2017 ho poi condiviso la mia esperienza con Ricky Iconout tanto da farne un progetto chiamato Brainillusions in cui abbiamo cominciato a utilizzare anche le lavagne luminose. Mi sono ispirato ai liquid light show che vedevo nei filmati degli anni ’60, tra b-movies e concerti, come il documentario sul Monterey Pop Festival. Quando ho iniziato, internet non c’era e per trovare le cose dovevi veramente scavare. Sui vari filtri che trovavo e montavo sui proiettori spesso c’era la scritta Psychedelic light Bruno Contenotte, la cosa mi incuriosì e scoprii che il nome si riferiva a un personaggio degli anni ’60, in Italia quasi sconosciuto, che negli Stati Uniti aveva illuminato celebri locali notturni come l’Electric Circus di New York dove si esibirono i Velvet Underground. I colori che uso per il liquid light show mescolati insieme agli oli con il calore della lampada della lavagna luminosa producono forme mutanti sui cui posso intervenire manualmente giocando con il ritmo della musica. Alcuni di questi colori provengono dal Joshua Light Show, noto per i “visual” di band come Jefferson Airplane o Grateful Dead, durante la Summer of Love del 1967.

Il live di musica elettronica con i Solar Pulsers è un’ottima occasione per mettere in pratica questa tecnica e poi mi ci ritrovo anche per via del mio background personale di cui era a conoscenza Paolo Campana che mi ha coinvolto nel progetto: la passione per i sintetizzatori analogici che suonavo negli anni ’90 con la mia band space rock Amanitas Quasar.


Subotnick: Portrait Of An Electronic Music Pioneer (Italian Premiere)
24 febbraio 20.30 – Cinema Massimo
28 febbraio 16.00 – Cinema Massimo

  • Regia: Robert Fantinatto
  • Fotografia e montaggio:Robert Fantinatto
  • Liquid light effects: Aidan Fantinatto
  • Musica: Morton Subotnick, Steve Reich
  • Anno: 2022
  • Paese: Canada
  • Durata: 87’
  • Lingua: inglese (v.o. sott. It)