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CONTRADICT – IDEE PER UN NUOVO MONDO

Di Juanita Apraez Murillo e Patrizia Pirrotta

I due registi di Contradict lavorano con e sulla musica in modi diversi da molti anni ormai. Peter ha lavorato a vari film documentari, Thomas ha co-diretto un documentario, ha scritto e prodotto libri, broadcast e podcast sulla musica, e gestisce la piattaforma Norient – The Now in Sound dal 2002.

Sei anni fa hanno deciso di collaborare per il progetto multimediale “Sound Translations” che avrebbe trattato le tendenze attuali della musica a livello globale.

Un primo viaggio di ricerca nel 2013 li ha portati in Ghana, dove hanno conosciuto una fiorente e giovane scena musicale alternativa che li ha affascinati – due tra i musicisti principali erano Wanlov the Kubolor e M3NSA, i FOKN Bois, poi diventati i personaggi principali del documentario. Sono rimasti colpiti e ispirati dal loro approccio fresco e da Cov Ov Moni (“Cause of Money”, 2010), il primo musical in inglese pidgin nella storia del cinema.  Attraverso la parodia, l’umorismo e la protesta diretta questi due e altri musicisti si confrontano criticamente con le questioni sociali e politiche, a livello locale e globale.

Avevano girato e montato un lungo teaser – un cortometraggio – destinato al loro progetto multimediale, che non ha però mai visto la luce. Il Ghana sarebbe stato uno dei tanti terreni di gioco.

Quando hanno iniziato a girare il loro film, un primo argomento di discussione è stato come affrontare l’etica della rappresentazione. Insieme agli artisti locali hanno deciso di girare un documentario che non fosse solo sulla scena, ma creato con essa, con l’obiettivo di creare un dialogo artistico, un caleidoscopio musicale. Attraverso piccole e grandi idee, suoni forti e silenziosi, videoclip prodotti localmente, il film doveva riflettere sul nostro mondo in rapido cambiamento. Uno specchio dell’oggi, un invito a contraddire, globalmente e localmente.

Il contesto economico

L’arco di tempo in cui si svolge il nucleo narrativo di Contradict è il periodo in cui si assiste ad un progressivo affermarsi della nazione africana, gli anni tra il 2013 e il 2018: un Paese democratico e stabile, caratterizzato da una crescente qualità della vita, con un prodotto interno lordo che registra uno dei più elevati tassi di crescita al mondo (attestandosi all’8,7% tra il 2008 e il 2013, e segnando un nuovo rimbalzo all’8,1% nel 2017 – dati pubblicati dall’ente statistico ghanese).
A trascinare l’economia sarebbero stati soprattutto il settore agricolo (cacao) e la produzione di petrolio, con conseguente aumento delle esportazioni. Il Ghana è anche diventato di interesse per i Paesi occidentali che svolgono un ruolo di primo piano nello sviluppo infrastrutturale del Paese.
Il boom economico si è tramutato in migliore qualità della vita e posti di lavoro di alto profilo. Per le strade della capitale Accra, dove la popolazione è aumentata di quasi un milione nell’ultimo decennio, continuano a riversarsi persone in cerca di lavoro. La città è considerata tra le prime dieci città africane per numero di milionari, che si prevede aumenteranno dell’80% nei prossimi dieci anni.

Ma basta spostarsi ai margini della città per trovarsi tra slum e discariche: nella capitale si trova una delle più grandi discariche di prodotti digitali al mondo (Agbogbloshie), dove ogni anno vengono conferiti, legalmente e illegalmente, milioni di rifiuti elettronici provenienti dai Paesi occidentali. 

Accanto a un progressivo miglioramento medio della qualità della vita, in tutta la nazione molti cittadini rimangono comunque esclusi dall’espansione economica: il tasso di disoccupazione del Paese, sebbene inferiore alla media del 7,4% dell’Africa sub-sahariana, è aumentato dal 4% del 2011 al 5,8% del 2018, raggiungendo l’11,5% tra i giovani. Metà della popolazione non ha mezzi di sussistenza e si diffonde sempre più la corruzione.

Aspetti religiosi

Quando nel 2013 il musicista e regista ghanese-rumeno Wanlov the Kubolor di FOKN Bois ha parlato per la prima volta con i registi di Contradict, un primo argomento di discussione è stato la sua frustrazione con le Chiese cristiane in Ghana.

La religione pervade ogni strato della società ghanese, uno dei paesi africani nei quali l’adesione al Cristianesimo cresce più velocemente. Secondo una rapida ricerca online, circa il 70% della popolazione del Ghana (30 milioni di persone) si identifica come cristiana e la maggioranza frequenta regolarmente le funzioni religiose.

Nel Paese ogni incrocio è puntellato da pubblicità di Chiese, molte create e gestite da un’unica persona, un unico profeta, un unico pastore, che predica un vangelo di prosperità, richiede decime per tutto l’anno e vive una vita sontuosa. Queste Chiese stanno vivendo un boom perché rispondono ai bisogni materiali delle persone, cercano risposte ai bisogni quotidiani, soprattutto nei quartieri più poveri. Sono le promesse di ricchezza e le guarigioni miracolose ad attirare i fedeli.

La loro attività non si limita alle funzioni settimanali: tutte, dalla più grande alla più piccola, sono molto attive sui social e alcune hanno dato vita a università, ospedali, scuole, allargando in maniera esponenziale il loro raggio d’azione e andando a sostituirsi allo Stato e alle sue carenze.

Il Cristianesimo fa parte del paesaggio culturale locale da molto prima che il Ghana reclamasse la sua indipendenza dai colonizzatori britannici nel 1957, e le sue varie dominazioni sono molto intrecciate all’istruzione e all’assistenza sanitaria: le organizzazioni di proprietà ecclesiastica, infatti, gestiscono il 42% delle esigenze sanitarie della nazione.

Nel 2018 Emmanuel Kofi Danso – un infermiere con 8 anni di esperienza nella promozione della salute mentale nel distretto di Ayawaso – ha parlato con la conduttrice televisiva e attivista Nana Akosua Hanson per Contradict. “La maggior parte della gente è religiosa qui, quindi non togliamo la chiesa, lo spiritista o la moschea dall’equazione; ne fanno parte”, ha detto. “A causa della componente religiosa della vita in Ghana, molti cittadini preferiscono visitare il loro pastore o mallam piuttosto che vedere un medico, quindi ha senso che i servizi sanitari collaborino con le Chiese per portare le cure alla gente”. E ancora: ”La religione ha una storia qui. Non stiamo togliendo la storia perché è parte della gente. Non si può togliere la religione a una persona”.

Attraverso le canzoni e le parole degli artisti presentati, il documentario contrasta i cliché sulla vita nel continente africano tanto quanto rivela le contraddizioni dei soggetti stessi – che si tratti di preoccupazioni locali in un mondo completamente globalizzato, auto-emancipazione e squilibrio di potere, o attivismo diffuso e produzione culturale alternativa.

Tra creatività, rabbia, esaurimento e depressione, questi artisti ghanesi scuotono tutto. Contradict è un appello urgente al cambiamento, a volte con umorismo e fragilità.

https://www.youtube.com/watch?v=OTyYKvgto0g